Il mondo del web è invaso da dibattiti accesi con al centro la discussione fra intelligenza artificiale e arte. Proviamo a trattare l’argomento in questo approfondimento e diamo il nostro punto di vista sulla questione.
L’arte è sempre stata una delle massime espressioni della creatività umana, un linguaggio universale capace di trasmettere emozioni, raccontare storie e dare forma all’immaginazione.
Da sempre, gli artisti si ispirano al mondo che li circonda, interpretandolo attraverso il proprio stile e la propria sensibilità.
Oggi, però, una nuova forza si sta affacciando sul panorama artistico: l’AI.
Negli ultimi anni, l’AI ha fatto passi da gigante nella creazione di immagini, riuscendo a imitare perfettamente lo stile di artisti famosi.
Un esempio è la moda delle immagini in stile Studio Ghibli che ha invaso i social. Paesaggi magici, colori vivaci e personaggi espressivi stanno riempiendo i feed di milioni di persone.
Oggi, con pochi semplici comandi, è possibile generare immagini che sembrano uscite da un film di Hayao Miyazaki.

Ma questa rivoluzione tecnologica dell’AI, rappresenta davvero un’evoluzione del processo creativo, o rischia di ridurlo a un esercizio di semplice imitazione?
L’intelligenza artificiale non crea partendo da un’immaginazione propria: analizza enormi quantità di dati visivi, riconosce schemi ricorrenti e riproduce stili già esistenti.
A differenza degli artisti, che si lasciano guidare da emozioni e dalla voglia di sperimentare, l’IA si affida a calcoli e probabilità per generare qualcosa che risulti visivamente coinvolgente.
Ma questo basta per parlare di vera creatività?
L’arte non può essere solo una questione di riprodurre uno stile, ma deve trasmettere un messaggio, un’emozione, un significato.
Gli artisti spesso si ispirano a esperienze personali, trasformandole in immagini che evocano sentimenti profondi.
L’intelligenza artificiale, invece, non ha una visione personale, né può fare esperienza diretta del mondo: si limita a rielaborare solo ciò che ha già visto, vale a dire i contenuti raccolti dal web o da grandi database.
Per questo, la sua creatività è sempre una rielaborazione di qualcosa di già esistente.

L’arte oltre la precisione
C’è una grande differenza tra la perfezione tecnica e l’unicità dell’arte umana.
L’AI può creare immagini senza errori, con proporzioni precise e dettagli impeccabili.
Ma spesso sono proprio le piccole imperfezioni a rendere un’opera speciale: il tratto incerto di una matita, una pennellata più intensa del previsto, un dettaglio fuori posto che dona carattere all’insieme.
L’arte di Miyazaki, per esempio, non è solo tecnica: è un vero e proprio processo artigianale, fatto di cura, pazienza e passione per ogni singolo fotogramma. Il suo rifiuto di affidarsi troppo alla computer grafica e il suo amore per il disegno fatto a mano rendono ogni scena unica.
Questi piccoli difetti, che l’animazione tradizionale porta con sé, sono ciò che conferisce autenticità e vita all’opera.
Ogni pennellata e ogni movimento sono testimoni di un lavoro manuale, che non è mai perfetto, ma proprio per questo ricco di emozioni.
Le immagini create dall’IA, possono apparire, in molti casi, tecnicamente ben realizzate, ma spesso mancano di calore, risultando fredde e distanti, prive di quel tocco umano che rende l’arte così emozionante e viva.
La bellezza dell’imperfezione, il “tratto artigianale”, è ciò che dà profondità all’arte, e questo è un elemento che l’intelligenza artificiale non può replicare.
In un altro articolo abbiamo scritto il nostro parere sul ruolo che l’intelligenza artificiale può avere in sostegno alla creatività.
[ È importante riconoscere che, sebbene l’AI generativa possa produrre contenuti e suggerire idee, è sempre l’essere umano a dare forma e sostanza a questi input.
L’intelligenza artificiale può analizzare enormi quantità di dati e identificare modelli, ma non può replicare l’essenza dell’esperienza umana. ]
[ Emozioni, vissuti personali e sensibilità artistica sono elementi insostituibili che definiscono l’autenticità di un’opera. ]