Un vecchio claim recitava: “un diamante è per sempre” e questo è quello che si tende ad associare al logo della propria azienda. L’idea di molti è che un logo non debba mai essere cambiato. Da una parte è un giusto ragionamento ma dall’altro non del tutto corretto.
Un marchio deve restare sicuramente fedele alla sua idea di origine, ma deve fare i conti con il passare degli anni e con l’adattamento costante ai cambiamenti.
Ho spesso trattato nel mio studio il restyling di un marchio, per clienti mossi dalla voglia di dare uno sprint alla loro azienda ed altre volte ho consigliato io stesso un processo di “rinnovamento”.
Perché si decide di fare un restyling e quali sono le condizioni che portano a farlo?
Le motivazioni sono diverse ma si racchiudono in pochi casi generali. Un processo di restyling viene attuato quando ci sono delle fusioni fra aziende, oppure quando cambiano le tipologie di servizi o di prodotti, o ancora quando c’è l’esigenza di un riposizionamento sul mercato.
Gran parte delle volte, però, la motivazione è ancora più semplice, un restyling viene consigliato quando un’azienda non riesce a stare più al passo con le nuove tendenze e con il modo di approcciarsi ai nuovi canali di comunicazione.
Molti grandi marchi hanno adottato questa strategia per avvicinare la loro immagine adeguandola al processo evolutivo dei canali digitali, maggiormente presenti e utilizzati dai propri utenti.
In questo caso il vecchio marchio viene riadattato all’esigenza degli schermi, che hanno sostituito in gran parte la carta stampata, alle animazioni, e alla fruizione di un pubblico sempre più esigente e vario.
La tendenza negli ultimi anni è ormai proiettata ad un concetto di marchio sempre più minimale e privo di “sovrastrutture”, sia cromatiche che puramente di design.
Adottando nuove strategie in termini di design, i nuovi brand “obbligano” i marchi già esistenti ad un adattamento ed un linguaggio sempre più attuale.
In questo caso le aziende che non valutano questo processo, a lungo andare, si troveranno a combattere contro un competitor che invece si trova in linea con i processi comunicativi, perdendo una battaglia già in partenza.
Ma che succede se questa esigenza non viene sostenuta?
Spesso ci è capitato di osservare delle aziende storiche e forti che ancora perseverano nell’utilizzo di un marchio datato negli anni, proprio per quell’attaccamento di cui parlavo prima.
Questa dinamica basata sulla nostalgia rischia di frenare il processo evolutivo dell’azienda e di minare la sostenibilità dell’intero impianto comunicativo.
Un proprietario d’azienda ha l’obbligo di sostenere questa tesi e dare ogni possibilità al proprio brand di comunicare al meglio.
Ci capita spesso di vedere questa incongruenza: si fa a gara a comprare o noleggiare l’ultimo modello di auto, l’ultimo smartphone, seguire la moda e poi ci si presenta ai propri clienti con un marchio che ancora viene trattato come vent’anni fa.
Quasi tutti gli imprenditori e proprietari d’azienda che abbiamo conosciuto vivono questo modo di vedere il loro marchio.
Frasi come “È cosi da 15 anni”, “Mio padre ha fondato quest’azienda e da 20 anni il logo è sempre questo, non lo cambieremo mai”, “Non mi va di cambiarlo perché ci sono affezionato”, sono tutte pugnalate al proprio business che rischiano di lasciare ancorata un’attività storica.
Restyling non significa per forza stravolgimento o cambiamento radicale.
Un processo di restyling non deve stravolgere la natura e l’estetica del marchio ma di sicuro aiuta di molto l’azienda a comunicare al meglio i propri prodotti o servizi.
Per questo, ci rammarichiamo molto quando vediamo dei restyling che non rispettano questi criteri che ci prefisso da sempre. Questa superficialità nell’approccio mette a rischio la riconoscibilità di un marchio e porta i nostri utenti a sfiduciarsi e a non credere in un processo di rinnovamento del proprio marchio.
Cambiare non è sempre stravolgere, smembrare: ci teniamo sempre a precisare che trattare con cura la storia di un marchio è la chiave di un buon restyling.
Rispettare il passato guardando al futuro è la lettura vincente di un processo del genere. Trattare un simbolo che ha vissuto su migliaia di packaging, osservato da migliaia di persone nel corso degli anni, è una responsabilità enorme che va trattata con coerenza e senza superficialità.
È quello che abbiamo sempre fatto in studiomono, senza mai cadere nella tentazione di distruggere il DNA di un marchio e la sua validità storica.
Fare un restyling dando una marcia in più al brand.
Effettuare un processo di restyling non è soltanto un lavoro dedicato al marchio, ma aiuta il marchio stesso ad avere più strumenti per sviluppare al meglio l’identità dell’azienda.
Ci è capitato sempre di trattare un marchio storico e non avere accesso a determinati elementi per lavorare di più e meglio in comunicazione.
Basti solo pensare, ad esempio, alla mancanza di un gradiente, dei coefficienti visivi, dei pattern o di altri elementi di design costruiti sull’identità del marchio. Tutti elementi che servono a lavorare al meglio dal punto di vista della comunicazione e che danno forza al brand.
Il logo non è tutto nel mondo della comunicazione visiva e un marchio che non possiede le caratteristiche giuste per permettere a noi designer di realizzare dei coefficienti visivi, rimarrà sempre un’appendice sterile nella comunicazione.
Ogni colore, font e pattern del nuovo stile progettato, diventa una marcia in più per la brand identity. Solo così possiamo definire vincente una strategia di restyling, che aiuterà una qualsiasi azienda a diventare L’azienda.
Il nostro consiglio è quello di guardare al futuro della propria attività e fare un esame di quello che si vede in giro.
Se capisci che il tuo marchio non ha la stessa forza di quello del tuo competitor, allora sei già ad un buon punto di partenza.
Non ti resta che alzare il telefono e contattare uno studio come il nostro per rilanciare la tua identità e dare una nuova possibilità alla storia della tua azienda.